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4 numeri

N. 36 – PIANO C (uscita febbraio 2022)
A cura di Elena Longhin e Charles Yan Guo

Il Piano C non è il Piano A, un piano previsto dall’approccio disciplinare convenzionale; non è nemmeno un Piano B, ossia un programma backup, sufficientemente solido e affidabile, redatto attraverso conoscenze empiriche e tecnologiche applicate, generalmente preparato in anticipo con l’intento di poter provvedere a eventuali problemi o rischi futuri ed incerti. Il Piano C, infatti non è l’alternativa consequenziale ai due precedenti, ossia il piano formulato quando sia il Piano A e il Piano  B vengono meno di fronte a condizioni di emergenza o crisi; il Piano C è piuttosto un nuovo tipo di intervento, inaspettato, un differente metodo di procedura, per descrivere e mettere in atto ciò che necessario ed efficace.  L’emergenza della crisi odierna e la sua natura di incertezza hanno reso inefficaci sia il Piano A che il Piano B – inizialmente redatti e presentati come ben preparati – esponendone carenze e limitazioni. Questo ci ha spinto verso la ricerca di nuove possibilità. Il Piano C, se mai esiste, si identifica quindi in una svolta obbligata, un “contro-piano” – sebbene ancora in formazione, inevitabilmente precoce o frammentato, è equipaggiato per essere ulteriormente sviluppato in strumenti efficaci. In questa prospettiva quindi, un Piano C può essere l’unica e ultima speranza per attrezzarci di fronte alle plurali crisi odierne.

 

N.37 – MEDITERRANEO FORIERO (uscita maggio 2022)
A cura di Stefanos Antoniadis

È quasi superfluo ricordare che il Mediterraneo non è un luogo ma tanti luoghi, non una sola cultura ma tante culture, non un paesaggio ma innumerevoli paesaggi, non un solo mare ma una successione di mari e di civiltà che si accumulano le une sulle altre. In relazione al Mediterraneo è stata prodotta una letteratura sterminata ed eterogenea, a partire dal mito e giungendo alle più recenti letture della modernità che hanno rappresentato senza dubbio alcuni tra gli elementi fondanti più significativi della nostra – e non solo – koinè geografico-culturale. Lungo il sentiero di questa sconfinata produzione di riflessioni di grande impatto culturale e sociale, sembra che il mito e la storia, componenti assai ingombranti quando si parla di Mediterraneo, prendano spesso il sopravvento a favore di una marcata celebrazione di “un’identità dell’essere” piuttosto che “un’identità del fare”. È guardando a questa seconda attitudine che la Call intende ispirare e raccogliere contributi che spostino la barra del timone della ricerca da una rotta retrospettiva a una visionarietà prospettiva, per descrivere la spiccata contemporaneità di un Mediterraneo foriero. Il bacino del Mediterraneo ha vissuto il primo esperimento di globalizzazione, ha visto la nascita della democrazia, ha gettato le basi per la modernità. All’inizio di questo terzo millennio – ma già dai decenni precedenti – è possibile decifrare tra le pieghe delle geografie mediterranee una certa anticipazione di paradigmi che solo in seguito vengono riconosciuti, codificati e, in qualche modo, persino brandizzati come inediti.

 

N.38 –  INTERAZIONI (uscita settembre 2022)
A cura di Alessandra Bosco e Silvia Gasparotto

Con l’adozione del digitale gli spazi predisposti a conservare, valorizzare e produrre cultura hanno acquisito una nuova componente divenuta nel tempo strutturale. La dimensione digitale infatti si propone come “elemento costruttivo” del progetto e, forte della sua pervasività e facilità d’uso, può essere impiegata all’interno di istituzioni culturali per la visualizzazione e la definizione di spazi di mediazione in grado di connettere e integrare reale e virtuale, locale e globale. L’impiego di tecnologie digitali, economicamente accessibili e ampiamente diffuse, assieme all’utilizzo di strumenti e processi collaborativi e open source, democratizzano il processo di progettazione. Le istituzioni culturali trovano in queste condizioni nuove modalità per valorizzare spazi e patrimonio. Gli ambienti, digitalmente espansi, sono in grado di generare nuove relazioni tra singoli individui, istituzioni e patrimoni culturali. Obiettivi quali il confronto con un network di ricerca più ampio, l’engagement di nuovi pubblici e una più diretta inclusione del fruitore stanno segnando tanto la dimensione dello spazio fisico dedicato alla collettività, quanto gli approcci alla sfera virtuale. I contributi teorici e la trattazione di casi di rilievo avranno l’obiettivo di approfondire e ampliare gli scenari nei quali la dimensione digitale può aver assunto un valore strutturale, tracciando le recenti modalità e pratiche di trasformazione degli spazi culturali e individuando gli elementi che costituiranno i paradigmi per i futuri progettisti.

 

N.39 –  PERMACULTURA (uscita novembre 2022)
A cura di Silvia Santato e  Gloria Gelmi

La parola permacultura deriva dalla contrazione dei termini inglesi permanent culture e agriculture. In estrema sintesi – ma la definizione non è univoca – la permacultura è la progettazione di un sistema alimentare e sociale sostenibile e duraturo, etico e rigenerativo. Trae quindi ispirazione dall’osservazione degli ecosistemi naturali per concepire e realizzare insediamenti umani in equilibrio con la natura, ma il suo approccio si applica proficuamente a ogni sfera della nostra esistenza. In natura le relazioni benefiche sono prevalenti e la cooperazione consente agli ecosistemi di prosperare e utilizzare al meglio le risorse disponibili. Non esiste inquinamento, e lo scarto, ove presente, diventa risorsa per altri processi. Il progetto non si conclude con la realizzazione, ma è un continuo adattamento alle mutevoli condizioni ecosistemiche in cui è inserito. I sistemi umani si sono allontanati da questi principi, privilegiando da una parte l’impiego di materiali inquinanti, industriali e sintetici e dall’altro costruendo insediamenti sconnessi con il contesto geografico, climatico e ambientale. La comprensione e osservazione della natura permette di produrre progetti efficienti dal punto di vista energetico, con particolare valore estetico e produttivo, duraturi, resilienti, rigenerativi, con bassi costi di manutenzione e che impiegano materiali locali e naturali.

 

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