Progettare la città è da intendersi come un atto continuo che consente di adeguare il costrutto a necessità contingenti ma soprattutto di organizzare le azioni possibili per una migliore vita futura. A questo fervore tutti partecipano: c’è chi lo fa incoscientemente, come un cittadino attraverso un’azione esemplare, e chi più coscientemente, come i professionisti o le amministrazioni. Il processo avviato dal Piano degli Interventi del Comune di Venezia ha coinvolto tutte queste categorie, favorendo una nuova situazione di dialogo e confronto tra i diversi portatori di interesse.
Un dialogo a cui ha voluto partecipare anche l’Università Iuav di Venezia proponendo come tema del workshop internazionale W.A.Ve. 2019 “Venezia città sostenibile”. Uno dei laboratori più grandi e intensi al mondo ha voluto dedicare la sua ricchezza propositiva all’elaborazione di scenari urbani e architettonici orientati a dare continuità alla resilienza del modello veneziano. Un sistema sviluppatosi nei secoli attraverso la continua attenzione ai rapporti tra l’uomo e lo spazio urbano, tra questi e l’ambiente specifico, dove la sostenibilità è stata declinata come il necessario movimento al mantenimento dell’equilibrio tra l’acqua e le terre emerse.
L’Università, in sinergia con il Comune e l’Ordine degli Architetti della Provincia di Venezia, ha definito le diciotto aree su cui hanno dispiegato le loro energie i ventisette atelier coinvolti nel laboratorio didattico. “Laboratorio Giudecca” descrive il progetto proposto dall’atelier che ha lavorato su questo sestiere: “Giudecca Reaction”. La sua natura accademica lo differenzia dai progetti presentati negli altri volumi di “Prospetti Veneziani” ma declina con coraggio l’idea di Venezia, e della città in genere, come la continua ridefinizione di una topografia, dove la natura pubblica dello spazio urbano eleva il progetto di suolo a sistema di connessione capace di superare i limiti, spaziali e sociali. Le discipline dell’architettura e dell’urbanistica perdono così i loro confini ma, attraverso i loro strumenti specifici, si mettono al servizio della comunità definendo nuove geografie umane e sociali.
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